DA DIVERSI anni il numero delle gare podistiche su strada nel nostro Paese è cresciuto in misura esponenziale, insieme ovviamente a quello dei runner amatoriali. Ormai a qualsiasi ora del giorno e spesso anche della notte, possiamo vedere podisti di ogni genere che macinano chilometri, tempi e allenamenti. Molti di loro hanno cominciato a correre da adulti e, anche se magari dotati di un buon talento, non possiedono le basi coordinative ed organiche per allenarsi con un criterio produttivo. Molti corridori sono interessati al dimagrimento, altri a migliorare le proprie condizioni fisiche e psicologiche, altri ancora a scalare le vette delle classifiche di categoria master. Sta di fatto che ogni domenica qualche amatore cerca di stabilire il proprio personal best sui 10 chilometri.
Ma quali sono i criteri metodologici per affrontare la preparazione adeguata a gareggiare su questa distanza? Ecco una lista schematica di quelli essenziali.
Correre su strada o nei parchi delle città è un’ottima abitudine, ma integrare con allenamenti in pista garantisce certamente dei vantaggi. Vediamo quali sono: s’impara ad usare i piedi diversamente da quanto si fa su asfalto e sterrato; si migliora l’elasticità muscolare grazie alla risposta del materiale gommoso; si ampliano gli angoli articolari, rispetto alla corsa su altri terreni, sviluppando così maggiori velocità. La corsa è una lunga serie di balzi e quindi di cadute, dunque contare su una superficie più morbida ed elastica sulla quale cadere rappresenta un elemento che aiuta a prevenire gli infortuni. Infine, anche se ormai nel mare magnum della rete si possono trovare schede e consulenze di ogni tipo, avere uno o più compagni d’allenamento con cui condividere i ritmi di corsa, e ancora meglio far riferimento se possibile ad un preparatore atletico specializzato, sono i punti cardine del processo di apprendimento e crescita sportiva.